Archive for ottobre 2013
DIALOGO
di AMEDEO TREZZA / Dialogo con Dario Bavaro e Angelo Verderosa
Il riposizionamento geografico, dalla metropoli alla campagna, e il riposizionamento esistenziale, da un modello di consumo post-industriale al tentativo di perseguire un modello impostato sull’auto-sostentamento critico, segna la nostra realtà come uno dei punto di resistenza nel contesto della spopolamento e dell’abbandono delle campagne meridionali, in questo caso cilentana.
Il gesto di riposizionamento è volontà di dimostrare la sostenibilità della scelta di riabitare luoghi abbandonati. È gesto consapevole di una azione in controtendenza, per questo difficile ma allo stesso tempo percepito come necessario, preso atto anche della impossibilità di perseverare nel modello di provenienza.
Questo luogo pertanto e inoltre è anche luogo di frontiera nella misura in cui si tratta di un riposizionamento percepito dall’esterno (da cui si proviene) come decentrato rispetto ai flussi sociali ed economici principali e dall’esterno (in cui ci si inserisce) come un riposizionamento decontestualizzato ed errato poiché frutto di una scelta imprevista della quale non si comprendono appieno le motivazioni.
Inoltre la criticità dell’effetto frontiera è giocata anche sul versante delle aspettative di resilienza la cui riuscita dipende da un difficile felice incontro di resilienze, quella personale o del nucleo familiare (esistenziale) e quella del luogo nuovamente abitato (potenzialità dei luoghi).
“visitabili” : CASALE IL SUGHERO, Vibonati
Con ‘Piccoli Paesi’, ieri pomeriggio 27 ottobre 2013, abbiamo visitato IL CASALE ‘Il SUGHERO’ a Vibonati, nel Cilento. Abbiamo ritrovato Amedeo Trezza, filosofo che ha abbandonato Napoli e la ricerca Universitaria per una vita altra (e migliore); con Amedeo avevamo fatto conoscenza a ‘Cairano 7x’ nel 2009, poi i contatti si rinnovavano via web. Abbiamo trovato una struttura eccezionale condotta da persone che hanno sposato la terra. Letizia e passione. Solo andandoci di persona, sedendosi sul grande terrazzo proteso verso il mare del Cilento, scendendo nell’orto e soprattutto ascoltando Amedeo e la sua sposa, si inizia ad entrare in un vero miracolo rurale che era dato ormai in via di estinzione. ‘Il Sughero’ non è la solita finta struttura agrituristica dove si propongono case rurali e poi c’è il servizio frigo, l’aria condizionata e la piscina… Al Sughero si vive della terra e per la terra! Ci si ritrova in un laboratorio di ricerca… Siamo in un edificio ristrutturato e ricavato dal un vecchio stazzo, utilizzando principi di bioarchitettura, dotato di approvvigionamenti energetici sostenibili e puliti e realizzato con materiali tradizionali e di recupero. Siamo in una piccola fattoria che ospita nel terreno di pertinenza le coltivazioni essenziali per un auto-sostentamento come un frutteto di frutti antichi, aiuole destinate ad un orto sinergico ed a tentativi di agricoltura biologica naturale e integrata col territorio. Un ‘economista illuminato’ come Pasquale Persico ha descritto questa struttura come un punto-rete / osservatorio nella ‘città diffusa’ del Parco del Cilento, la Città del Parco, ora Città del Quarto Paesaggio, mirando a proporre laboratori seminariali ed eventi culturali da vero e proprio Ateneo Nomade del Cilento… (vedi il video: http://vimeo.com/36402141). Casale Il Sughero nella sua destinazione ricettiva si prefigge l’obiettivo di offrire un servizio culturale e di tutoraggio naturalistico / escursionistico e artistico / antropologico sul territorio creando diversificazione nell’offerta. TORNEREMO A BREVE AL SUGHERO CON L’INTENTO DI SOGGIORNARE UN FINE SETTIMANA IN MODO DA PRENDERE LA CIUCCIOPOLITANA.
info : http://www.casaleilsughero.com
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a.v.
Contadini per un mondo migliore
L’Espresso di questa settimana (31 ottobre 2013) dedica un ampio servizio al boom di iscritti alla facoltà di Agraria. La terra rimane l’unica risorsa dei territori dell’entroterra appenninico. Anche in Irpinia è tempo di valorizzare questa vocazione dicendo basta alla speculazione energetica a danno del nostro habitat e del nostro paesaggio. Leggi l’articolo intero in pdf.
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LEGGI L’ARTICOLO INTERO (pdf) green_universiti
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FUOCHI FATUI
Mentre la Campania brucia di rabbia tra roghi tossici e coscienze accese da un rigenerato impegno civile, per l’Irpinia si profila all’orizzonte l’oscuro destino della petrolizzazione, in un silenzio fragoroso di indifferenza e disimpegno.
I progetti di ricerca di idrocarburi attendono il completamento degli iter autorizzativi e l’incertezza sugli esiti apre ampie discussioni sui possibili scenari che potrebbero profilarsi. Il dibattito, in corso da mesi, sembra scadere purtroppo solo in superficiali valutazioni di merito, senza offrire invece spazio ad una puntuale considerazione sui possibili effetti negativi sulla salute e sull’equilibrio ambientale che il petrolio potrebbe andare ad alterare.
Le valutazioni degli esperti non lasciano dubbi sull’incidenza dannosa del petrolio sui territori interessati dalle estrazioni, con riferimenti allarmanti sull’aumento delle malattie e sull’aumento dell’inquinamento.
Il Prof Sabino Aquino, interessato dal Comitato No Trivellazioni Petrolifere in Irpinia per offrire delle osservazioni al progetto per il pozzo esplorativo Gesualdo-1, sottolinea nelle sue conclusioni l’assoluta incompatibilità dell’Irpinia con pratiche di ricerca o sfruttamento degli idrocarburi. La struttura geologica irpina presenta una originale composizione di elementi che ne rendono una consistenza assai fragile e vulnerabile. Il reticolo idrografico sotterraneo, variegato ed esteso per centinaia di chilometri quadrati, viene descritto come una vera e propria spugna che assorbe e rilascia facilmente ogni sostanza con la quale viene a contatto. Il sottosuolo irpino, già interessato da fenomeni di subsistenza, alimenta attraverso le proprie acque sotterranee il complesso sistema delle sorgenti che a loro volta consentono, attraverso i vari acquedotti, l’approvvigionamento idrico di Napoli, della Puglia e della Basilicata. Dalla facile considerazione di queste osservazioni sorge spontanea la domanda su quale sia la reale necessità di esporre un territorio così vulnerabile al rischio di inquinamento, inevitabilmente collegato, alle ispezioni e trivellazioni petrolifere, che necessitano dell’uso di ingenti sostanze chimiche per le operazioni di perforazione del sottosuolo.
i consigli di Antonio Romano
i consigli di Antonio Romano _ Ciao a tutti, come sapete, mi piace molto fare dei viaggi nel raggio di pochi chilometri da casa per vedere posti che, pur essendo vicini, possono apparire lontani. Sapete inoltre che una delle mie passioni è girare per aziende piccole e grandi alla ricerca di tutto ciò che di bello e di buono si fa nelle nostre terre. _ Qualche giorno fa sono stato a Grottaminarda presso l’azienda Dolci Terre da Francesco ed Antonio De Luca che, con molta fantasia e molto coraggio, hanno ripreso una vecchia tradizione locale. Ovvero la produzione del torrone, tipo dolce terrone… Devo dire che quel che ho visto è semplicemente favoloso. http://www.dolciterre.it/index.php?option=com_virtuemart&Itemid=136&lang=it _ Un bellissimo laboratorio dove si producono prelibatezze di ogni specie, due giovani che hanno il merito di reintepretare in chiave moderna quella che è un’attività tradizionale.